lunedì 20 settembre 2010

Acqueo

Appoggio la mia faccia sull'acqua e la lascio là. Sollevandomi, mi rendo un'entità diversa e separata da me stessa, da quel volto impresso sulla superficie liquida. Sento le gocce dagli occhi colarmi sulle guance, sul mento, sul collo, sul petto, sulla maglietta. Ad occhi chiusi, traccio altrettante linee, seguendo la sensazione tenue di una carezza, così leggera, ineffabile. Se non avessi la pelle, l'acqua non avrebbe altro significato che uno specchio scomodo. Vorrei tuffarmi senza riaffiorare, galleggiare per sempre tra cielo e terra, a un pelo dall'orizzonte mobile dei marinai e da quello eterno dei turisti. Guardare l'immagine sfocata dei miei capelli che, finalmente davvero liberi e leggeri, seguono la corrente. Vedere la mia pelle diventare bianca e lucida come quella delle creature nascoste ed incontaminate. Volare senza dovermi scontrare con la fisica e gli scienziati. Sognare ad occhi aperti rivolta verso il cielo senza paura di caderci dentro. Stare sospesa sull'abisso buio e sabbioso con alle mie spalle un paio d'ali fatte di luce solare.
Emergo dalla vasca da bagno e mi precipito nell'asciugamano. E' così faticoso abbandonare la culla acquea, è come dover nascere di nuovo ogni volta.

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