domenica 22 agosto 2010

Riflessi

Troppi dolci fanno finire all'ospedale. Più sali in alto, più l'ossigeno diminuisce. Più vasto è il panorama che osservi, meno riesci a vedere i dettagli. Ogni emozione è un sapore che ti consuma, ma più è forte, più velocemente ti piace farti avvelenare. Più forte è il nodo con cui ti leghi ad un altro, più dolore proverai quando il legame si spezzerà. E lo sai. Tu sai tutto questo. Che la vita ed Eros sono dolceamari.

martedì 17 agosto 2010

Blues

Ascolto la radio. E' una stazione che conta così poco che non la mandano neppure in onda e devi andare a spulciare i podcast su internet per poterla ascoltare. Che poi, non si sa mai se c'è là qualcuno a parlare o se anche stavolta il segnale ti darà buca e spernacchierà, prima di cedere il passo al silenzio totale. Ma stasera ho fortuna. Un po' gracchiante, un po' frusciante, parte una canzone evidentemente scelta a caso da un elenco che ti sei scribacchiato su un foglio probabilmente macchiato di qualche bevanda. Poi parte anche la tua voce. Ogni tanto spari qualche cazzata prima che la musica riesca ad interromperti, ma è divertente sentirti imprecare contro i problemi tecnici. Un'altra canzone. Anche se è allegra, la scelgo come il mio blues personale. Dura un'eternità troppo breve. Poi il microfono fischia e tutto è un caos, ma mi fa ridere. Il tuo caos mi fa ridere. Credo che significhi qualcosa.

domenica 15 agosto 2010

Pomeriggio azzurro

I girasoli mi voltano le spalle, perchè è pomeriggio e il sole sta da un'altra parte adesso. Sono così alti. Ma non si danno delle arie, anzi. Si ricordano sempre che c'è un'essenza immensamente più in alto di loro. La seguono con lo sguardo e sussurrano "Che bello". Sono contenti anche solo quando c'è un po' di vento ad accarezzare i loro petali biondi, o un insetto alato si posa sulla loro faccia per riposarsi e per chiacchierare un po'. D'estate hanno il colore dei tuoi occhi quando sorridi, anche se non brillano allo stesso modo incantevole.

L'umiltà è essere un girasole.

sabato 14 agosto 2010

Blu piscina

Il cloro costa di più, così un mio amico ci butta l'ipoclorito di sodio nella piscina. Che poi sarebbe a dire la candeggina. Che poi sarebbe a dire che, mentre ti asciughi la pelle, ti viene via a scagliette di forfora bianca. Da tutto il corpo. Ma non brucia, neanche un po'. Anzi, l'acqua è così azzurra, così placida che viene voglia di affondarci la faccia e bere, intanto che il sole ti catalizza le reazioni chimiche corrosive addosso. Ma dà una sensazione piacevole scivolare fuori dalla propria pelle come un rettile pigro e diafano, sfogliarsi strato per strato come un dolce complicato sapendo che al centro c'è un q.b. di marmellata... C'è soltanto il vento a dare fastidio, si aggrappa ai capelli e manda brividi lungo la schiena nuda. Mi sdraio sul pavimento caldo e sogno di essere un gatto, mentre con un occhio mezzo aperto seguo i tuoi movimenti indifferenti. Sei proprio un bravo attore.

venerdì 13 agosto 2010

Labbra blu

L'inverno è una stagione che non approvo. La terra si chiude e lascia i suoi abitanti alla mercè di forze che non sanno combattere. Il freddo non è solo una questione di temperature, è uno stato d'animo. Da bambina mi tiravo i pizzicotti sulle mani, per vedere se riuscivo a provare ancora una qualsiasi sensazione. Lo sanno tutti. Quando non provi più dolore, stai morendo.
Una volta ho trovato un nido abbandonato, nella neve. Mi entrava nel palmo di una mano. E mentre giocherellavo per il giardino continuavo a tenere questa piccola cosa, fino a dimenticarmi di lei, fino a perdere ogni sensibilità delle dita. Mi resi conto solo dopo molto tempo che c'era ancora. E mi spaventai. Gli esseri umani sono fatti proprio così, tanto ciechi che non si accorgono delle cose a cui tengono di più mentre se le stringono convulsamente tra le mani. E poi, quando se ne ricordano, sono diventati talmente freddi che non riescono a provare alcuna sensazione, e le loro mani sono paralizzate.
Ma adesso è estate, fammi dimenticare di essere ancora quella bambina.

giovedì 12 agosto 2010

Chesterfield blu


Io non fumo. Non ho mai fumato in tutta la mia vita.
Una volta ero una di quelle non fumatrici da combattimento, di quelle che riescono a scassarti veramente le palle non appena tiri fuori il pacchetto. "Ti fa male." "Mi dà fastidio." "Puoi smetterla?" "Il fumo uccide."
Ero proprio brava. Sono ancora brava. A scassare le palle, intendo. In un certo senso mi diverte. Mi mette al centro dell'attenzione. Ma in realtà, ormai sono abituata alle persone che fumano. Mi piace persino guardarle stringere quella loro amata sigaretta tra le dita. Alcuni ci mettono un'eleganza d'altri tempi. Hanno i gesti lenti, da attore di teatro, mentre soffiano via un filo di fumo dalle labbra ed abbassano la mano sovrappensiero. Non sempre è così. La maggior parte delle persone annaspa nella sua piccola dipendenza, e succhia nicotina come se fosse latte materno. E' patetico. Poi, ci sono i pochi che sanno di concedersi un piacere in cambio del tempo della loro vita. E' la consapevolezza che li rende così. Effimeri.
Anche lui fa parte di quel mondo. Lo vedo che mi sorride, triste, accanto a Baudelaire e Lautrec, da dietro una di quelle Chesterfield Blu. E per quanto io possa scappare, per quanto possa continuare a convincermi che lui per me è veleno, so che ormai sono catturata. Perchè lui è la mia nicotina.